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IN ASCOLTO DEI FUTURI COLLEGHI: I CONTATTI FP CGIL INPS SUL TERRITORIO

LAVORO AGILE VS. CAPPUCCINO E CORNETTO: CHI VINCERÀ?

Era il giugno del 2020, l’Italia era ancora nel pieno delle ondate pandemiche, il lavoro agile emergenziale era considerato una delle modalità ordinarie di svolgimento del rapporto di lavoro e un senatore romano di un partito di centro destra dichiarava che lo smart-working stava uccidendo le città: ”Il commercio, le attività dei bar e dei ristoranti, mille e mille motivi di vita, di consumo e di crescita economica delle città sono atrofizzati. Lo smart-working può essere un’eventualità da utilizzare, ci può essere una turnazione che consenta l’uso di questa possibilità ma la chiusura sistematica di Ministeri, Enti pubblici e altre realtà sta creando gravi danni, a Roma in particolare ma non solo”.

Circa un anno dopo (lo scorso 31 agosto), il Ministro della Pubblica Amministrazione, compagno di partito del senatore di cui sopra ha dichiarato, a proposito delle stime dell’Istat sulla crescita del PIL: “Questa crescita, infatti, potrebbe essere addirittura superiore, se si ripristinerà la modalità ordinaria del lavoro in presenza, tanto nel pubblico quanto nel privato […]. Così facendo, con un rigoroso rispetto delle regole sanitarie unito al green pass, il nostro sistema economico […] farebbe un altro scatto in avanti, che gioverebbe ancor più ai settori del terziario urbano, come quelli dell’Horeca (Hotel, ristoranti, bar), dell’abbigliamento e dei trasporti”. 

Anzitutto, ringraziamo il Ministro per averci insegnato un nuovo acronimo anglofono di cui sentivamo l’estremo bisogno: Horeca. Ma, soprattutto, lo ringraziamo per averci disvelato il vero senso di questo annuncio di ritorno in presenza dei dipendenti pubblici: ciò che conta è che i dipendenti pubblici tornino negli uffici per andarsi a prendere un caffè al bar, magari vadano in un negozio di abbigliamento, si rechino per la pausa pranzo in un ristorante e poi magari si fermino in un hotel (così quelli dell’Horeca saranno contenti!). 

Non traspare, dunque, alcuna visione organizzativa né una prospettiva di rilancio della Pubblica Amministrazione dietro a questo ragionamento, ma una mera considerazione del dipendente pubblico quale consumatore. Se aggiungiamo che tutto ciò viene proprio dal Ministro che ha condotto battaglie contro i dipendenti pubblici fannulloni, quelli che stanno al bar a vivacchiare invece di lavorare, dal Ministro che fece introdurre i tornelli per controllare le pause caffè dei lavoratori pubblici, direi che il paradosso è servito. 

Un paradosso tutto italiano, in cui si possono vestire più panni nella stessa tragicommedia: di fustigatore dei fannulloni consumatori di caffè e di istigatore del consumo della stessa bevanda per aumentare il PIL.

Ridiamo per non piangere, perché siamo fermamente convinti che non si possa buttare al macero l’esperienza del lavoro agile di questi anni, soprattutto nelle diverse realtà pubbliche - come l’INPS - in cui ha funzionato bene. Occorre ovviamente regolamentarlo, dando alla contrattazione collettiva il ruolo che le spetta, non relegando il lavoro agile a sola scelta organizzativa del datore, senza alcuna condivisione delle scelte con le organizzazioni sindacali e scaricando tutto sulla contrattazione individuale. 

Rispetto a questa rivoluzione in atto nel mondo del lavoro (nei giorni scorsi, ad esempio, abbiamo appreso dalla stampa che un colosso mondiale dell’informatica manterrà il 77% del suo personale in smart-working), si può governare i cambiamenti attraverso il dialogo sociale e cogliere l’opportunità che la pandemia ci ha dato per ammodernare davvero la Pubblica Amministrazione, rendendola in grado di attrarre nuove leve motivate e capaci ovvero si può recitare la parte del reazionario, invitando i dipendenti pubblici a consumare brioches.

di Matteo Ariano

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