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IN ASCOLTO DEI FUTURI COLLEGHI: I CONTATTI FP CGIL INPS SUL TERRITORIO

PROGRESSIONI D’AREA: VALORIZZARE ANCHE LE NUOVE PROFESSIONALITÀ

 


Negli ultimi tempi si è discusso di propensione al cambiamento. Il tema è stato affrontato sotto molteplici aspetti: il cambiamento culturale nel modo di concepire l'erogazione dei servizi da parte della Pubblica Amministrazione, il cambiamento organizzativo per mettere l'utente al centro del sistema, il cambiamento tecnologico (impropriamente riassunto nel passaggio dall'analogico al digitale). Sono tutti temi che non possono restare inevasi se l'ambizione di una PA è quella di proiettarsi nel futuro, di guardare con capacità dinamica all'evoluzione del contesto esterno e con visione critica ai possibili accorgimenti interni. 

In questo senso il passaggio generazionale che si compirà, ancora una volta, con la conclusione del concorso in atto dovrebbe rappresentare non un punto d'arrivo, ma un punto di svolta nel processo di trasformazione dell'Istituto. 

Di fronte al progressivo inserimento di nuovi colleghi, che andranno a sostituire le tante risorse andate in pensione dal 2019 in avanti, ci saremmo aspettati che l'Amministrazione potesse esprimere almeno la volontà d'investire anche sulle nuove leve. Invece, ai tavoli di confronto che si sono susseguiti, si è discusso giustamente di change management, si è parlato di mobilità, ma non si è affrontato un argomento la cui rilevanza strategica non appare secondaria: il riconoscimento delle nuove professionalità nel contesto Inps. 

La pandemia ha innescato un effetto domino che ha portato alla formazione di "giovani" importanti professionalità. Il virgolettato è d'obbligo perché non è legato al criterio anagrafico, ma all'esperienza maturata in Istituto. In questo senso la decretazione d'urgenza e i continui assestamenti normativi e procedurali hanno costituito un importante banco di prova per Analisti e Consulenti. Questi - inquadrati in una macchina che deve fare della solidarietà e della collaborazione intergenerazionale il proprio tratto distintivo in un processo di sviluppo delle conoscenze - si sono spesso trovati a gestire criticità prima neanche ipotizzabili. È un dato di fatto: il lavoro da remoto, una mole di istanze mai pervenute prima, l'erosione dell'orario rigido per necessità e senso di responsabilità, l'esigenza di riorganizzare interi processi, sono tutti elementi che hanno avuto un peso tangibile, che hanno inciso sul benessere organizzativo. 

Era lecito pertanto aspettarsi che al di là dall'auspicio alla Steve Jobs - siate folli e sognatori, candidatevi alle Po - si perseguisse una linea di riconoscimento delle competenze create, con una programmazione per la progressione dall'area C1. Nulla, invece, si è finora sentito. 

Ora, si riflette sull'attrattività del pubblico impiego, sulla necessità di ottenere risorse qualificate in un mercato del lavoro competitivo, ma non si lavora poi alla valorizzazione delle stesse. Se il percorso di crescita è asfittico, se alle maggiori responsabilità corrisponde solo un sentito ringraziamento, si creerà una distanza significativa tra le legittime aspirazioni dei dipendenti e ciò che l'Istituto è in grado di offrire. 

È cambiato il paradigma, è cambiato il Paese, l'Inps non può non cambiare a sua volta. 

Il tema va posto con forza, altrimenti l'emorragia di risorse diventerà un dato cronico e non ci sarà concorso in grado di risolvere il problema.


Giuseppe Lombardo 


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