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IN ASCOLTO DEI FUTURI COLLEGHI: I CONTATTI FP CGIL INPS SUL TERRITORIO

STRUMENTALIZZAZIONI DA RIMANDARE AL MITTENTE

 

Nell'ambito delle istituzioni pubbliche di questo Paese, l'Inps è da sempre uno dei punti di riferimento essenziali. La relazione annuale del suo Presidente è uno degli eventi pubblici più significativi e non a caso si tiene in Parlamento. Non dimentichiamo, infatti, che una parte dei soldi che l'Inps gestisce proviene da imprese e lavoratori e che altra parte di soldi viene data direttamente dallo Stato per essere poi riversata ai cittadini: è quindi naturale che l'Istituto dia conto nella sede che rappresenta il popolo italiano di come siano stati spesi quei soldi e di quale sia stato l'andamento delle attività svolte. 

Tra le attività che l'Istituto è chiamato a gestire c'è anche il reddito di cittadinanza. Ripetiamo: chiamato a gestire. Nonostante qualche Presidente in passato avesse fatto confusione sul ruolo dell'Istituto, immaginando che questo potesse trasformarsi in una sorta di surrogato del CNEL, con il compito di presentare proposte legislative al Parlamento, il compito dell'INPS, nell'ambito dell'equilibrio tra poteri dello Stato, è di dare attuazione alle politiche previdenziali e assistenziali che il Parlamento ha deciso. 

Tutto questo riteniamo utile scriverlo perché ogni tanto, nell'ambito della polemica parlamentare, a qualcuno "scappa la frizione" e quindi partono dichiarazioni in libertà. 

Le ultime in ordine di tempo riguardano i presunti mancati controlli sul reddito di cittadinanza da parte dell'Istituto e quindi dei suoi dipendenti, con accuse di "presunta connivenza dolosa (sic!) dei dipendenti Inps nell’erogazione del Reddito di Cittadinanza". Il tutto parte da alcune indagini che sono in corso. Come al solito, il principio della presunzione di innocenza in questo Paese va a farsi benedire e basta l'avvio di un'indagine per sbattere gli indagati in prima pagina e farli risultare come colpevoli e condannati in via definitiva. 

Ma, seguiamo per un attimo il cosiddetto ragionamento di cui sopra: il fatto che in alcuni specifici casi la misura non sia stata attribuita a chi ne avesse diritto significa in automatico che questo riguarderebbe tutti i casi? Perché? Con quale logica deduttiva?

Bene ha fatto l'Istituto a sciorinare una serie di dati, con un comunicato stampa da cui emerge che sono oltre un milione e duecentomila le domande respinte e che quasi centotrentamila pratiche sono state revocate per assenza dei requisiti normativi.

Detto in altri termini: i lavoratori dell'INPS - a cui va la nostra solidarietà, per questi beceri attacchi - hanno finora svolto il proprio lavoro continuando a garantire tutti quei servizi, compreso il reddito di cittadinanza, che il Parlamento ha deciso di approvare, svolgendo le verifiche previste dalla legge.

Sacrosanto il dibattito politico sul reddito di cittadinanza, sul suo mantenimento o su un suo cambiamento: il dialogo, anche quando prende i toni accesi della polemica, è il sale della democrazia. 

Crediamo però che l'Istituto e i suoi lavoratori debbano essere tenuti fuori dalle strumentalizzazioni del dibattito politico e che di debba smettere di tirare l'Inps per la giacca, ora da una parte ora dall'altra, a seconda delle convenienze. 


di Matteo Ariano

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