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IN DUE È MEGLIO

Mettiamo i figli al centro. Perchè un manifesto sui diritti dei figli. Nell’attuale contesto storico le relazioni all’interno delle famiglie separate sono sottoposte a tensioni e squilibri, sempre più evidenti e preoccupanti.
Miopia, egoismi, interessi, generano conflitti che vanno a colpire, in modo devastante, i figli: su di essi, infatti, si scarica l’incapacità degli adulti di individuare e far avanzare soluzioni coerenti con i loro bisogni che, per somma beffa, nei tribunali vengono identificate con formule paradossali – come quella del “superiore interesse del minore” – che non appaiono più in grado di rispondere alle loro effettive esigenze di tutela e promozione.
Sono trascorsi trent'anni da quando l'Italia ha aderito alla Convenzione dei Diritti del Fanciullo (26 gennaio 1990). Ciononostante, il diritto dei figli a realizzare e mantenere un valido e significativo rapporto con entrambi i genitori, benché espressamente sancito dalla suddetta Convenzione, viene di fatto disatteso nel caso che questi ultimi abbiano deciso di separarsi. 
L'Italia è stata ripetutamente condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo non avendo fin ora predisposto un sistema idoneo a realizzare e rendere effettivo il diritto inviolabile al mantenimento di un rapporto significativo figlia/o-genitore. Queste condanne dimostrano quanto sia lunga la strada da compiere verso il pieno sviluppo della personalità e l'uguaglianza sostanziale di ogni singolo componente della famiglia, ed in particolare dei figli. 
Può essere costruttivo, pertanto, avviare un dibattito sulla elaborazione di un “Manifesto sui Diritti dei figli”, che indichi nella tutela della salute, del benessere psicofisico e sociale, e delle relazioni familiari, gli elementi cardine dei loro interessi. E’ auspicabile l’affermazione di modelli che superino visioni stereotipate e anacronistiche, volti invece alla salvaguardia delle relazioni familiari, alla libertà ed alla responsabilità genitoriale, al rispetto della dignità di ogni componente il nucleo familiare ed alla collaborazione reciproca tra tutti.
Ogni bambino/a nasce libero/a.
Il bambino nasce libero, è una persona portatrice di diritti inviolabili e non è “proprietà” di nessuno: l'espressione “mio figlio / mia figlia” indica una semplice relazione di parentela e non può essere intesa come manifestazione di una qualunque forma di possesso. 
I “maggiori interessi” del fanciullo presuppongono che i genitori si pongano nei suoi confronti in modo simmetrico e paritario. Entrambi assumono e condividono la responsabilità di agire comportamenti di accudimento, nutrizione, protezione, comprensione, cura ed educazione di cui il figlio ha bisogno. 
Per un sano sviluppo psicofisico dei figli è necessario un coinvolgimento costante ed attivo di entrambi i genitori. La deprivazione genitoriale indotta ed il mancato rispetto verso l’altro, oltre a costituire di per sé un grave danno, aumenta significativamente i rischi per la salute, innescando un circolo vizioso che si ripercuote sulle generazioni successive.

Le differenze di ruoli e di mansioni, la disparità di genere, di diritti e di doveri, sono alla base della discriminazione, dell'odio e della violenza. 
Bigenitorialità e cogenitorialità sono espressione degli interessi concreti dei figli e manifestazione di genitorialità consapevole e responsabile: esse sono direttamente correlate e sinergiche tra loro. Questi principi rappresentano i capisaldi di un'autentica cultura puerocentrica e devono guidare tanto le azioni di ogni singolo genitore quanto dello Stato in tutte le sue articolazioni al fine di contrastare efficacemente stereotipie, discriminazioni e pregiudizi. 
Ogni genitore, sin dalla nascita, deve assumersi la responsabilità di fare tutto quello che serve per la migliore crescita del figlio e collaborare con l'altro a questo scopo. 

Il tempo delle persone si chiama vita.
È diritto dei figli trascorrere un tempo utile e significativo della relazione con i propri genitori tale da consentire la condivisione di vissuti, di esperienze e di emozioni che restano impresse nella memoria e concorrere alla formazione della personalità e dei processi di socializzazione primaria.
Il tempo delle persone non è quello dell'orologio o del calendario; il tempo delle persone si chiama “vita”. La sua condivisione non è quella di una pizza e di un film al cinema, ma quella del vivere quotidiano, del fare insieme, dell'insegnare e dell'apprendere, della narrazione dei luoghi e delle storie, della trasmissione ai figli della propria esperienza e delle proprie radici. 

I figli di oggi sono i genitori di domani.
 
Il genitore costituisce per i figli un modello sin dai primi mesi di vita. Quel modello, buono o cattivo che sia, resterà come impronta originaria e indelebile e accompagnerà la crescita dei fanciulli fino all'età adulta condizionando in essi, fatalmente, la concezione della coppia e della famiglia.
I genitori devono essere consapevoli della loro grande responsabilità: il loro comportamento entrerà nella vita dei figli e sarà comunque per essi un'eredità culturale, preziosa o deleteria, in base a quanto i diritti dei fanciulli saranno stati compresi e rispettati. 
Agiamo noi genitori per primi questi principi e trasmettiamoli ai figli, e in una sola generazione avremo cambiato il mondo.
di Lorenzo Cicchetti


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