L'assalto della sede nazionale della CGIL ha riportato alla mente di molti le pagine più buie della storia contemporanea italiana. Questo shock è giunto dopo ormai 20 mesi di pandemia con il suo doloroso strascico di lutti e perdite, personali, sociali ed economiche.
La risposta del sindacato e delle centinaia di migliaia di lavoratorə che ne hanno raccolto l'appello è stata chiara ed emozionante. Per le strade di Roma ed in Piazza San Giovanni non abbiamo ribadito solo il rifiuto della violenza fascista ma anche che i valori fondanti della nostra Costituzione sono il solo possibile antidoto alle crisi che attanagliano il nostro Paese. L'auspicabile uscita dall'emergenza sanitaria non può tradursi nel ritorno allo status quo di gennaio 2020 per le troppe ferite inferte al corpo sociale e per l'insostenibile aumento delle diseguaglianze economiche, territoriali, generazionali e di genere che ora abbiamo di fronte a noi.
La gratitudine che la piazza ha espresso a tutto il personale sanitario che in questi mesi ha sostenuto l'Italia e la fiducia che la larga maggioranza dei lavoratori ripone nella vaccinazioni non sono e non possono essere interpretate come un'adesione acritica al Governo e alle sue scelte che, troppo spesso, hanno scaricato sul mondo del lavoro, pubblico e privato, le contraddizioni, i vincoli di impostazione e la scarsità di risorse delle politiche fin qui messe in campo.
Noi stessi funzionari Inps, nonostante l'impegno costante di tutti i lavoratori coinvolti, siamo ogni giorno consapevoli dei limiti e dei ritardi strutturali delle prestazioni che il nostro Istituto ha erogato in questo biennio, dall'esaurimento periodico dei fondi per le Casse Integrazioni alla soppressione dell'indennità per le quarantene.
Le parole con cui il segretario Landini ha concluso questa giornata di mobilitazione ci ricordano che le contraddizioni del modello economico in cui viviamo sono ancora tutte integre davanti a noi. Solo una decisa svolta a partire dalla prossima legge finanziaria che finalmente investa in quei beni pubblici che tanto sono mancati quando più ne abbiamo avuto bisogno, dalla sanità all'istruzione, dalla ricerca al trasporto pubblico, dal welfare alla sicurezza sul lavoro e alle reti tecnologiche potrà iniziare a dare risposte alle rivendicazioni espresse oggi.
Al tempo stesso, scelte coraggiose che premino l'uguaglianza, l'attenzione all'ambiente, la riduzione dei divari e favoriscano una buona crescita sono le uniche risposte capaci di drenare consenso a chi vuole invece cavalcare il crescente malessere sociale per propinarci spaventose ricette di un passato autoritario che l'Italia ha definitivamente archiviato oltre 70 anni fa con la Resistenza e la promulgazione della Costituzione repubblicana.
Perché il cambiamento che noi auspichiamo diventi possibile e le tante voci ascoltate in piazza trovino pieno ascolto già nei prossimi provvedimenti, quello di oggi deve essere il primo appuntamento di una mobilitazione che permei il dibattito politico sottraendolo alle miserie e alle incerte prospettive degli ultimi mesi.
di Marco Gozzelino
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