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IN ASCOLTO DEI FUTURI COLLEGHI: I CONTATTI FP CGIL INPS SUL TERRITORIO

BRUNETTA È LA PUNTA DELL'ICEBERG

Era inevitabile che la nomina di Renato Brunetta suscitasse reazioni fortemente negative nel mondo del Pubblico Impego e nella CGIL (anche se registro reazioni molto più soft in altre parti del mondo sindacale). Ovviamente mi associo alle critiche che sono seguite a questa nomina e non potrebbe che essere così, visto che ho perso il conto degli scioperi e delle manifestazioni a cui ho partecipato contro la riforma voluta in passato dall’attuale ministro. Una riforma che si può sintetizzare in pochi concetti fondamentali: la ricerca ossessiva della delegittimazione del lavoro pubblico, il mancato riconoscimento della sua funzione sociale, il depotenziamento del valore della contrattazione decentrata e la colpevole amnesia su tutto ciò che riguarda la sicurezza sui luoghi di lavoro. E mi fermo qui per non tirarla troppo a lungo, anche perché l’analisi di questa (contro) riforma richiederebbe molto di più che una semplice riflessione.
Vedo però un pericolo all’orizzonte che bisogna assolutamente scongiurare. Stiamo commettendo l’errore di personalizzare questa polemica sindacale. Come se via Brunetta, tutto si potesse aggiustare. Penso proprio di no. Il vecchio-nuovo ministro, secondo me, rappresenta solo la punta dell’iceberg di una corrente di pensiero molto diffusa nella società, tra opinionisti, media, politologi vari, e che gode di molto favore in ampi settori dell’opinione pubblica.
Un pensiero pervicace che vede nella pubblica amministrazione un freno, se non addirittura un ostacolo alla ripresa e alla crescita del paese, e che vede nei dipendenti pubblici, in noi, la causa di ciò.  Un pensiero diffuso che non si dissolverà con l’eventuale e ben augurante rimozione del ministro Brunetta.
Ci dobbiamo porre un interrogativo: cosa fare per contrastare questa alea diffusa che accompagna da molti anni il dipendente pubblico?
Siamo di fronte ad una vera e propria battaglia culturale che noi dobbiamo combattere e vincere, con la CGIL e con chi ci vorrà stare, confrontandoci a 360° con tutte le altre forze sociali e politiche, soprattutto con l’opinione pubblica, a cui dobbiamo far cambiare idea, laddove ce ne sia bisogno.
Dobbiamo diventare noi i paladini, il motore dell’innovazione della P.A., non subirla attraverso un’agenda dettata da altri. Siamo noi che dobbiamo pretendere un’amministrazione, in Inps e altrove, più efficiente, efficace e vicina ai cittadini. Nessuno ci deve spiegare come si riesce ad ottenere tutto questo: dobbiamo spiegarlo noi agli altri.
E lo spieghiamo parlando di una P.A. accessibile, di prossimità, che interagisce al suo interno e con l’esterno, che investe in formazione, nel potenziamento delle competenze, nella valorizzazione delle competenze pregresse, in nuova occupazione, nel superamento della precarietà e in un sano e duraturo cambiamento organizzativo, slegato da capricci del momento e da monotoni e ripetitivi riassetti organizzativi, ormai puntuali nella loro cadenza come orologi svizzeri ( a buon intenditore poche parole).
La FP CGIL deve continuare ad esserci e sono sicuro che ci sarà. Riempire di contumelie, anche se meritate, Renato Brunetta, serve a poco. Ci vuole ben altro per costruire un nuovo paradigma della P.A. e del nostro Istituto.

di Egidio Di Michele

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